Volendo sinteticamente citare i passaggi fondamentali della genesi e della storia del gioco dei Tarocchi Siciliani, ripercorrendo le conclusioni documentate cui è giunto Dummett, potremmo
limitarci ad inquadrare questo decalogo di “passaggi storici”, riportati e integrati dalle risposte di Michael Dummett alla bella intervista di Armando Torno (Il mago della logica stragato
dai Tarocchi-Corriere della Sera 5-09-2002):
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Introduzione in Europa dei mazzi di carte e di conseguenza dei giochi effettuati con essi: le carte da gioco sono arrivate in Europa nel ’300 dal regno mamelucco di Egitto e
Siria. Giunsero prima a Valencia e a Venezia.
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Invenzione del mazzo dei tarocchi. Il mazzo di tarocchi è invenzione italiana, fatta probabilmente nella corte viscontea di Milano o in quella estense di Ferrara verso il
1425 e consisteva nell’addizione di 26 carte a un mazzo italiano di 52, raggiungendo il numero oggi usuale di 78: una quarta figura, la Regina, in ciascuno dei quattro semi; una serie di 21
"trionfi", ciascuno con l’immagine di un soggetto - il Papa, l’Amore, la Giustizia, il Diavolo, la Luna, l’Angelo - e una singola carta, il Matto con un ruolo tipico a se stante.
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Ruolo dei Trionfi. Nel gioco dei tarocchi i 21 trionfi funzionano da briscole e di fatto è con l’invenzione di queste carte che nasce il concetto stesso di briscola. Prima
esistevano giochi di prese, senza briscole; si praticavano in Persia e anche nell’impero Mogol in India. Insomma, l’aggiunta dei trionfi consentì di giocare un nuovo ruolo.
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Significato dei trionfi. Secondo Dummett il significato dei Trionfi va ricercato nel “ruolo che queste carte hanno nel gioco” e non nello studio delle loro immagini . Come
detto il ruolo come briscola (Trump in inglese proprio in eredità del termine trionfi) è attestato fin dal 1442 con le figure disegnate dal pittore Sagramoro per il Duca D’Este. Ed è quindi
un ruolo completamente nuovo, di invenzione appunto. Ma allora perché proprio quelle figure o quei simboli? Non sono comunque legati ad una visione esoterica o occulta? Sono semplicemente,
secondo Dummett, le figure più “memorizzabili” del repertorio di immagini del tempo, ed è probabilmente solo per questo che i primi disegnatori di Trionfi le usarono: sono le immagini che
restarono più diffuse nella storia dei Tarocchi solo perché nascevano dalle mani di artisti che, operarono nel loro tempo e nella loro cultura delle corti rinascimentali italiane, dove
alchimia e occultismo erano certamente presenti e influenzavano necessariamente il simbolismo iconografico degli artisti stessi insieme a contenuti allegorici di matrice medievale.
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Diffusione in Italia. I tre primi centri del gioco furono Milano, Ferrara e Bologna. Entro il 1450 erano conosciuti a Firenze, e a Roma probabilmente prima della fine del XV
secolo.
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Diffusione in Europa. All’inizio del ’500, quale conseguenza delle guerre francesi per Milano, i tarocchi arrivarono in Francia e Svizzera. Nel ’600 penetrarono nei territori
di lingua tedesca, poi nel resto d’Europa. Qualche eccezione c’era: la penisola iberica, le isole britanniche e i paesi sotto il dominio turco. Disperdendosi, il gioco sviluppò molte
varianti, che mantenevano caratteristiche tipiche.
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Introduzione in Sicilia. Da ciò che riporta il Marchese di Villabianca che scrisse un opuscolo sui giochi praticati in Sicilia, nel 1663 il Vicerè di Sicilia Francesco
Gaetani, Duca di Sermoneta (vicino Roma) introdusse il gioco nell’isola. In realtà recenti prove documentali fanno pensare che già almeno nel 1630 carte dei Tarocchi fossero in
produzione a Palermo. I Tarocchi siciliani sono molto diversi da quelli usati a Bologna, Ferrara, Milano e Firenze. Forte influenza sulla forma siciliana hanno avuto "i Gallerini", che
era il nome siciliano dato al gioco dei Tarocchi fiorentini, gioco che a Firenze inizialmente fu chiamato "Minchiate", termine che in alcune regioni era scandaloso usare. Villabianca aggiunge
che il gioco e le carte dei tarocchi erano spesso conosciuti come piccoli Gallerini. Il numero di carte attuali e l’ordinamento dei Trionfi assimila maggiormente quelli siciliani ai tarocchi
di Bologna, l’uso di fanti donna e l’iconografia di alcune immagini usate in aggiunta o sostituzione a quelle del mazzo piemontese, (la cui origine è spiegata in conseguenze della volontà di
eliminare alcune immagini sgradite alla ricca giocatrice, la Duchessa di Caccamo, che si poté permettere di pagare le spese per creare i nuovi stampi) si deve quasi certamente al mazzo delle
Minchiate Fiorentine.
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Origine delle prime teorie misteriche. Nel ’700 il loro gioco era tramontato a Parigi e sopravviveva soltanto nell’est della Francia, in Borgogna e Provenza. Nel VIII volume
del suo Il Mondo primitivo (1781), Antoine Court de Gibelin, pastore protestante e massone, propone la teoria che i tarocchi siano stati inventati da sacerdoti egizi per simboleggiare le loro
dottrine religiose, e che le 78 carte costituiscono “il libro geroglifico di Thoth” in cui sono sintetizzate tutte le conoscenze dell’uomo. Su questa base l’indovino e cartomante Alliette,
sotto lo pseudonimo di Etteilla disegnò un nuovo mazzo di tarocchi rielaborandone struttura ed immagini, con cui praticava la divinazione. Si era ispirato al Pimander, attribuito a Ermete
Trismegisto. E’ con lui che si diffonde la denominazione di arcani per le carte e di arcani maggiori per i Trionfi. La produzione non si fermò, e mazzi divinatori di "Tarocchi egizi" si
diffusero molto nella Francia dell’800.
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Diffusione della teoria occulta e divinatoria. Nel 1854 l’occultista Eliphas Levi propose una nuova teoria: queste carte sono di origine ebraica e si devono interpretare alla
luce della Cabala: alcuni collegano i 22 trionfi alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico connettendoli ai bracci dell’albero sefirotico della qabbalah appunto. Una simile ipotesi, poi molto
seguita, fornisce simboli a volontà. Così i tarocchi sono diventati una componente forte delle teorie magiche. Il fenomeno fu limitato, almeno per circa 35 anni, alla Francia; poi sbarcò in
Gran Bretagna, dove è diffuso come strumento divinatorio anche il Tarocco di Marsiglia, stampato per la prima volta nel 1761, e quindi trovò fortuna in tutto il mondo occidentale.
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Riscoperte moderne. Alla fine degli anni ’60, Dummett scopre che in Sicilia si giocava ai tarocchi in un modo assolutamente originale, con regole e con un mazzo di carte
diversi da quelli diffusi altrove (il gioco a partire dagli anni ’50 resiste solo in due paesi del messinese (Tortorici e Barcellona Pozzo di Gotto), uno del catanese (Mineo) e uno nel
trapanese (Calatafimi). Dal 1973 egli comincia così una serie di svariati viaggi in Sicilia di incontro e pratica con questi giocatori di Tarocchi Siciliani, che all’insaputa del resto
dell’Isola, dove il gioco era conosciuto e praticato fino al 1900, continuavano a tramandarsene regole e divertimento, paradossalmente ed ironicamente rilevo, facendo diventare il gioco
stesso una pratica “occulta” per i più! Per contro quindi ad una situazione italiana che vede resistere solo la realtà (morente!) siciliana, quella del tarocco Piemontese e del Tarocchino di
Bologna, in Francia dal 1974, il vecchio gioco prossimo all’estinzione ha conosciuto uno strepitoso revival: c’è una fiorente Federation Francaise de Tarot, con solenni tornei ufficiali, con
campionato parigino e nazionale, ed il maitre cartier B.P.Grimaud ha venduto milioni di mazzi speciali che servono esclusivamente a giocare al Tarocco Francese.